Un blog? Ma davvero?

Mi chiamo Matteo — aka Spleenteo — un nick che mi è rimasto appiccicato in modo irreversibile da oltre vent'anni grazie ad alcuni colleghi geek di quell'epoca: suonavo in un gruppo chiamato Spleendenti come il Sole, il resto vien da sé.

Dicevo a mia figlia: pensa bene al nick che ti scegli, perché sarà difficilissimo liberarsene. Sia che tu lo abbia scelto in una fase scellerata della gioventù o che te lo abbiano affibbiato gli amici, poco cambia. Ci dovrai convivere.

Sono padre quindi, felice di esserlo, innamorato, perso nelle sfide quotidiane della genitorialità insieme ad una compagna meravigliosa che mi sopporta.

Sono stato un disastro a scuola — e me ne pento amaramente, adesso. Strano: sono da sempre uno molto curioso che però si è applicato in modo trasversale. Questo mi ha fregato da giovane: quando sapevo QB di qualcosa, quando ero abbastanza scaltro rispetto alla media (con parametri tutti miei), passavo ad altro. Mi ritrovo in età adulta con una vasta cultura generica, con l'esperienza di dieci vite, ed una enorme ignoranza su argomenti specifici. Oggi l'accuso quella superbia e quella siperficialità e cerco di recuperare; ma che fatica!

Suono (male) tre strumenti, parlo (male) tre lingue, programmo (male) alcuni linguaggi, mi interessano e ho studiato (male) umanesimo, psicologia, sociologia, ho praticato (male e poco) sport come il canottaggio, tennis, ping pong. in età adulta mi sono appassionato alla storia (grazie di esistere Alessandro Barbero), all'astrofisica (grazie di esistere Chi Ha Paura del Buio) e al Tennis (grazie di esistere Roger Federer).

Lavoro da molti anni nel mondo web. Ho fondato un'azienda di sviluppo software per il web con l'intento di dimostrare che era possibile fare le cose fatte per bene, costruendo un luogo dignitoso dove lavorare: qui mi sono tolto grosse soddisfazioni, lavorando su progetti belli e prestigiosi e mi sono anche giocato svariati anni di vita lavorando su progetti senza senso. Ho contribuito a fondare una startup di cui vado molto fiero, ma il merito del successo è del mio amico e socio Stefano, diciamolo.

Perché questo sito?

Vorrei tutto in un posto, un posto tutto mio. Pertanto, faccio un balzo indietro nel tempo e apro il blog che non ho mai voluto avere prima. Ed eccoci qua.

Non voglio più usare i canali social per raccontare le mie cose. Per quanto possibile, cerco di allontanarmi da quelle macchine infernali dei social, un misto insopportabile di intelligenza artificiale e demenza biologica. Coloro che mi interessano — di persone e canali interessanti ve ne sono a bizzeffe — li seguo, ma eviterò di pubblicare contenuti miei e perdermi negli stream del nonsenso.

Inoltre non mi piace avere tonnellate di post frammentati e pubblicati negli anni su Facebook, Twitter, Instagram e chissà dove altro ancora; recuperare quel materiale è impossibile e per me è come se fosse perso.

Non è mio interesse parlare al mondo; mi interessa creare un luogo dove concentrare appunti su tematiche che mi interessano e che un giorno potranno (oppure no) essere utili a mia figlia o di interesse per le persone a me più prossime. Poiché alcuni di questi appunti possono essere in alcuni casi intimi ma non sono segreti di stato, l'unico motivo per tenerli privati è il ridicolo timore del giudizio esterno, la vergogna nel pubblicare cose che per alcuni potrebbero essere ovvietà o banalità.

Francamente me ne infischio, non lo faccio per un riconoscimento sociale di alcun tipo.

Chissà, magari a qualcuno potranno risultare utili alcun spunti. La vita mi ha insegnato che dare, è meglio che ricevere.