Museo di Calci: un'esperienza inaspettata

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Tutto parte da un'idea semplice per festeggiare il compleanno di Cristiana: un weekend "fuori porta" — come tanti altri — ad inizio primavera, una gita verso il mare, si mangia già all'aperto a pranzo. In famiglia abbiamo una tradizione da rispettare: il giorno del suo compleanno Cristiana vuole visitare un museo. È così, da sempre. Qualcuno ci dice: "c'è un museo verso Pisa, andate a vederlo, è bello". Perfetto, penso: si sta un'oretta lì e poi via verso la spiaggia per proseguire poi per Volterra.

Chi l'avrebbe mai detto: quell'ora si è trasformata in una visita di più di tre, e onestamente non saremmo voluti venire via. Solo la fame, alle 14:30, ci ha spinto ad uscire.

Sto parlando del Museo di Storia Naturale di Calci. Posto unico, bello, inaspettato.

logo museo storia naturale

Ammetto l'ignoranza: pensavo di andar a vedere un museino nell'entroterra pisana da cui aspettarsi il giusto, far contenta la mamma, far vedere qualche animale alla figlia e poi via verso il relax! L'arrivo è stato un po' difficoltoso, pochi cartelli, piena campagna, un muro di cinta in mezzo a colli verdi. Bel posto, ma il contesto è strano, un po' nascosto, niente di invitante esternamente. Finalmente, smettendo di seguire GoogleMap e seguendo il muro di cinta, arriviamo all'ingresso e dal cancello si inizia a intravedere una bella struttura; un paio di assistenti molto disponibili ci spiegano che quella è la Certosa e che l'ingresso al museo è più avanti. Il cortile è invitante e ci dicono "che merita" ma per una bimba di otto anni, il museo è forse più adatto.

Dopo aver fatto i biglietti (27€ in tre, compresa la visita alla mostra temporanea) Giovanni l'operatore ci accoglie con estrema gentilezza e coinvolgimento. Spiega a Matilde le regole e le peculiarità della visita, cosa possiamo fare e cosa no. A noi genitori dice in pisano "non state a dì alla bimba di fare questo e non fare quello. Deve toccàre, deve vedére, si deve divertire, solo così porterà a casa un'esperienza memorabile e si appassionerà. Attenti solo le vetrine dei pesci, se toccate quelle, noi s'arriva e vi si butta fòri, subito!"

Ci accompagna e già la vista del palazzo ti fa sbazzare! Davvero, dietro a quel muretto c'è 'sto popò di roba?

Cortile ingresso msn Calci

Per oltre 600 anni la Certosa è stata sede di una famiglia certosina. Nel decennio 1969-1979, mentre gli ultimi monaci lasciano il monastero, si svolge un intenso dibattito a livello locale e nazionale in relazione alle scelte da adottare per conservare e valorizzare questo importante complesso monumentale. La Certosa, ad esclusione delle parti monumentali, viene concessa in uso perpetuo gratuito all'Università di Pisa per "essere destinata all'espletamento di attività didattiche e di ricerca e alla costituzione di un Museo di Storia Naturale e del Territorio"

Un inizio in progressione

Giovanni ci indica la via, ci da una mappa e ci saluta. Iniziamo dalla prima sala indicata, quella con una piccola ricostruzione dell'interno dell'Arca di Noè. Qui ho pensato "è come me lo aspettavo, carino ma nulla di che". Gli animali sono fatti bene, ma insomma, sembra una cosa buttata un po' lì.

Interno dell'arca di Noè Museo di Calci

Si capisce poi che l'installazione è un punto di inizio per le scuole e per i bambini. Ho trovato interessanti le informazioni fornite, un preludio per iniziare a parlare dei tema dei miti:

In tutte le civiltà del Mondo Antico esiste il mito del Diluvio Universale come parte integrate del mito della creazione. Il diluvio è un cataclisma che punisce tutta o parte del l'umanità, nel quale l'acqua è allo stesso tempo elemento di distruzione e di rinascita.

Dalla metà del 1600 fino alla fine del 1700 il Diluvio Universale è stata la teoria dominante nell'ambito delle Scienze della Terra e i numerosi resti fossili di organismi marini trovati sulle montagne e furono considerati prove inconfutabili del la storicità del diluvio. La teoria diluvialista cominciò ad essere messa in discussione alla fine del 1600, per poi essere abbandonata agli inizi del 1800 entrando quindi a far parte de Mito

Oggi l'origine del mito del Diluvio ha trovato una possibile spiegazione nell'innalzamento del mare di oltre 100 metri che si verifico con lo scioglimento dei ghiacci alla fine dell'ultima Era Glaciale, circa 10.000 anni fa.

La sala successiva è quello della biodiversità. All'ingresso rimango perplesso e quella sensazione di provincialità comincia a venire meno. La stanza è tenuta con una cura notevole e i primi animali che si vedono, a un metro di distanza, sono imbalsamati con maestria. Il realismo è notevole.

Il percorso, semplice e breve, è diviso per continenti; mostra i differenti tipi di animali che vivono quelle zone posizionati in una fedele ricostruzione della vegetazione. Il maestoso elefante africano in posizione di attacco fa da re, imponente e incredibilmente grande visto così da vicino. Le foto non rendono l'impatto.

Continuando la visita, la sensazione di essere in un posto "serio" aumenta passo dopo passo. Al piano di sopra inizia ad approfondire. Le infografiche spiegano bene la secolare storia di questo particolare luogo di studio e ricerca; i primi scheletri di antichi Mammut e giraffe, sono d'impatto, così come la ricostruzione fedele di meduse e microorganismi.

Per oltre 600 anni la Certosa è stata sede di una famiglia certosina. Dagli anni '60 del secolo scorso, per la progressiva diminuzione dei monaci, il complesso monastico attraversa un periodo di degrado. Nel decennio 1969-1979, mentre gli ultimi monaci lasciano il monastero, si svolge un intenso dibattito a livello locale e nazionale in relazione alle scelte da adottare per conservare e valorizzare questo importante complesso monumentale. La Certosa, ad esclusione delle parti monumentali, viene concessa in uso perpetuo gratuito all'Università di Pisa per "essere destinata all'espletamento di attività didattiche e di ricerca e alla costituzione di un Museo di Storia Naturale e del Territorio"

Si intuisce che che qui si respira un'aria differente: questi sono oggetti pensati per lo studio e la ricerca e non per esser messi in mostra in un museo per la soddisfazione superficiale del primo che passa. Non è infatti un caso che il Museo di Storia Naturale di Calci non venga pubblicizzato e promosso alla stregua di altri musei più conosciuti ma di calibro inferiore: la struttura è Universitaria, ci lavorano quotidianamente biologi e ricercatori, perpetuando la missione per cui è nato.

Proseguendo all'interno delle grandi sale, si incontrano i primi animali. La fattura delle imbalsamazioni è eccezionale e davvero le foto non rendono giustizia ai dettagli che si possono ammirare a pochi cm di distanza.

dettaglio Leone Imbalsamato

Si apre un lungo corridoio con rettili e anfibi; rane di ogni forma e dimensione, coccodrilli, testuggini, tartarughe mignon.

La sala delle teche mi ha colpito per la cura e l'eleganza. Dentro e fuori quelle vetrine ci saranno migliaia di animali di ogni forma e dimensione, dai cavallucci marini, uccelli, scheletri, rettili, conchiglie, lumache, pesci, insetti. Quasi troppo, da non capirci nulla. Sembra di essere in una stanza magica di Hogwarts!

Altro che "piccolo museo"!

Nell'esperienza museale, il mood iniziale si è completamente trasformato e ormai è evidente che ci troviamo in posto speciale. Da questo momento in poi si hanno solo conferme che sembrano sberle per i babbani in gita: "Volevi venì a fa' un giretto di un'ora e via? Tiè, beccati vesto, e poi vestartro, miscredènte d'un fiorentino!". Mi sembra di sentirlo proprio in pisano questo monito.

Si entra nella Sala degli Orsi, ancora in allestimento ma davvero affascinante. Undici esemplari di orsi da varie parti del mondo, da vedere a distanza ravvicinata, in uno stato perfetto, massimo realismo. Belissimi.

Proseguendo al piano superiore, si trovano due stanze con teche colme di esemplari: dai grossi felini ai bradipi passando per ogni tipo di volpe, tasso, formichiere e dozzine e dozzine di altri animali di ogni forma e dimensione. Non poteva certo mancare la tigre per lei!

Il passaggio successivo è stato strabiliante. Un corridoio infinito si estende a destra e a sinistra offrendo una galleria colma di ogni tipo di cervo, gnu, antilope, gazzella, cinghiale, lupo o altro animale a quattro zampe si possa imaginare. Una gallerie interminabile impossibile da fotografare per intero che alla fine sfocia in un ambiente tropicale in cui vengono mostrati animali della jungla. Ecco un elenco di immagini di tutto questo:

La strada che porta all'ultimo piano comincia a dare un assaggio di ciò che si incontrerà. La visita presenta alcuni scheletri preistorici mentre un percorso tattile accompagna il visitatore. Bella l'idea di piazzare un'orca gigantesca sulla scalinata che sale.

Quest'area è un antico loggiato trasformato in sala con enormi vetrate che chiudono i due lati lasciando una vista ipnotica a 360 gradi. All'esterno la Certosa è mozzafiato, le colline, la vegetazione, la struttura. All'interno si rimane a bocca aperta nel camminare per oltre cento metri a fianco di scheletri di balenottere, magattere, orche; uno dietro l'altro, uno più gigantesco dell'altro, uno più affascinante dell'altro. Questa è stata probabilmente la parte che più mi ha colpito, fuori, dentro, ovunque. Avrei potuto starci ore senza uscire.

Di nuovo, le fotografie non rendono perché la lunghezza della navata è difficile da inquadrare. Le foto degli esterni, sono prese dalla vetrata. Mozzafiato.

Forse un video rende un po' meglio l'idea, ma la navata ha richiesto 3 minuti per farla tutta!

Dopo i grandi cetacei, nella via per tornare al piano terra si passa da alcuni allestimenti suggestivi in cui non ho foto ma solo un video. Onestamente è la parte che ho capito meno, forse proprio perché esce fuori dal concetto di studio per offrire un allestimento più tipico di un museo.

È stato un passaggio che ha portato dritto verso la sala dei volatili e dei dinosauri. Di nuovo, sbam, un altro bel ceffone! Centinaia di uccelli, di ogni specie. In alto un suggestivo trucco per cui, quando si apre la porta per uscire, gli uccelli appesi al soffitto danno proprio l'idea di volare.

Miti e le loro radici, mostra temporanea

I miti mi affascinano moltissimo e questo allestimento temporaneo l'ho trovato intrigante, divertente e fatto bene. È un giusto mix tra fantasy, storia e scienza che porta informazioni — almeno per me — inusuali. Le figure mitologiche sono davvero ben fatte, in alcuni casi sono animali imbalsamati col trucco; altre sono di materiale plastico che li rende molto realistici.

Il mito dei ciclopi, per esempio, è interessante da scoprire: sembra nascere dal cranio di elefanti o mammut, per lo più sconosciuti ai viaggiatori del tempo, che quindi li scambiavano per teste di enormi uomini con un solo bulbo oculare.

Se avete bambini appassionati di Herry Potter, la versione di Spinoso sarà per loro davvero eccitante. Tutte le spiegazioni sulla nascita dei miti di draghi e fenici, risulteranno per un po' perfettamente inutili!

Drakon spinoso museo scienza calci

Il drago ha probabili origini orientali ma è presente in tutte le mitologie del mondo e viene descritto solitamente come un gigantesco essere serpentiforme con ali di pipistrello e narici che eruttano fuoco.

Drakon in greco significa serpente. Fra draghi a serpenti vi è stata una stretta correlazione: laddove il serpente era un animale sacro, anche il drago godeva della stessa considerazione, e viceversa.

In Egitto il serpente sacro era uno dei simboli regali del Faraone. In Grecia il drago svolse un ruolo di rilievo nei miti, come antagonista di eroi e divinità. Serpenti e draghi erano creature che mettevano in pericolo l'ordine cosmico e, come tali, dovevano essere annientati. Cosi Ercole uccise l'ldra, Perseo vinse il drago marino Ketos e lo stesso Apollo sconfisse a Delfi il serpente-drago Pitone.

Draghi erano anche i terribili custodi insonni dei pomi d'oro rubati da Ercole nel Giardino delle Esperidi e del Vello d'Oro conquistato con fatica da Giasone e gli Argonauti. In epoca romana il simbolo del drago fu adottato dall'esercito per terrorizzare il nemico.

Salto la parte su unicorni, pagaso e altri esseri più noti per riportare quelli che più mi hanno colpito e che meno conoscevo, come il Sobek.

Sobek era un'antica divinità egizia associata al feroce coccodrillo del Nilo connesso al potere del faraone e la potenza militare. Era anche invocato come divinità protettrice dalle valenze apotropaiche specialmente contro i pericoli del fume Nilo. Venne percepito soprattutto come una divinità aggressiva e feroce, ma fu considerato al tempo stesso una divinità positiva e protettiva: la sua ferocia poteva infatti rivolgersi contro il male, a difesa degli innocenti. Fu oggetto di un ampia venerazione popolare e destinatario di offerte votive.

Gli stessi coccodrilli del fiume crebbero nella considerazione degli egizi fino a essere considerati incarnazioni di Sobek. Dopo la morte, ciascun esemplare veniva mummificato durante una grande manifestazione rituale e portati in offerta ai centri di culto del dio.

La chimera invece non mi ha fatto impazzire, ma ho un legame particolare col nome avendo realizzato a lavoro un software he porta questo nome!

chimera animale mitologico

La sua voce era di tuono e dalle fauci eruttava vortici di fuoco che incenerivano tutte le forme di vita intorno a se. Viveva in un antro su un vulcano sempre attivo della Licia e si nutriva dei viandanti che incautamente incrociavano la sua strada.

Le origini del mito della Chimera sono incerte e varie: per alcuni mostro era lo stesso vulcano che, eruttando, distruggeva tutto ciò che circondava; altri il pericolo veniva dalle bestie selvatiche che danneggiavano gli abitanti di quel territorio e dovevano pertanto essere uccise.

Nella simbologia cristiana l'ibrido ebbe un'accezione negativa: Chimera era donna viziosa che attira le sue vittime fingendo la nobiltà del leone, le incanta come un serpente per poi arderle nel fuoco della lussuria di cui la capra era iI simbolo. Bellerofonte in questo contesto rappresentava la virtù cristiana che sconfigge il peccato.

Con iI passare dei secoli la Chimera è diventata sinonimo delle cose che non esistono e dei sogni irrealizzabili

È invece sempre affascinante la figura dell'abominevole uomo delle nevi, lo Yeti! Dal tibetano yeh-the, "piccolo animale antropomorfo" oppure "bestia della roccia". È una creatura fantastica rappresentata come un enorme essere umano coperto di pelo.

Abominevole uomo delle nevi

Per gli Sherpa (Uomini dell'Est), indigeni originari del Tibet e stanziati nei pressi del massiccio himalayano, le cime delle vette abitate dagli spiriti e le loro pendici erano invece il regno dello yeti, un essere che incuteva un grande timore.

Il primo contatto diretto fu testimoniato nel 1832 dal Primo Ministro BritannIco de Parlamento del Nepal che scrisse di come un gruppo di suol cacciatori avesse incontrato questo essere terrificante. Analoghi avvistamenti si verificarono anche in America e in Mongolia: furono scattate fotografie e girati video e, nei mercati, apparvero corpi e crani dell'essere misterioso.

Lo studio del DNA dei pochi reperti recuperati hanno potato infine alla conclusione che lo Yeti fosse in realtà un orso.

La leggenda e nata probabilmente dalla figura, molto comune le culture montane, dell'Uomo selvatico, abitatore solitario delle selve e dei boschi, in simbiosi con la natura di cui conosceva il linguaggio e i segreti, un essere pieno di mistero che si teneva in disparte consesso umano.

L'uomo selvaggio è considerato la porta fra la natura e l'umanità condivideva l'aura misteriosa con un altro abitante del boschi, l'orso al quale fu sempre attribuita una potente sacralità come simbolo di coraggio e generosità.

Vi sono tante altre figure interessanti che evito di riportare perché il lavoro è lungo e vale la pena andare a vederlo dal vivo!

Un po' di vita 🐟

Dopo aver visto un milione di animali imbalsamati, scheletri preistorici, dinosauri e figure mitologiche, l'ultima parte del museo è dedicata a qualcosa di vivo: i pesci.

Il Museo ospita una grande varietà di pesci, alcuni dei quali esemplari rarissimi, forse unici in Europa. Il livello dell'acquario è davvero altissimo e vedere i biologi interagire con loro, studiarli, sfamarli è stato divertente oltre che affascinante. Per la prima volta nella mia vita ho visto dei pesci interagire con degli esseri umani al di la di un vetro. Addirittura alcuni esemplari riconoscono le persone che ogni giorno li sfamano; quando li vedono, fanno le feste, come dei cagnolini, li seguono tutti eccitati.

Anche con noi, perfetti sconosciuti, hanno interagito e si sono incuriositi. Davvero, non mi era mai capitato.

Vasche di Pirana, carpe giapponesi, tartarughe e pesciolini "svegli", perché è evidente che vengono accuditi bene.


Non so come altro dirlo: vai a vederlo!

Ah, se quando esci hai fame, ho un consiglio: a circa 700 metri dal museo c'è un ristorante, Il Pozzo di San Vito. Poiché erano le 14:30 passate, ci siamo fermati al primo trovato per strada per il timore di rimanere a digiuno. La fortuna ci ha accompagnato: sono stati gentilissimi nel prenderci nonostante l'orario e deh, s'è mangiato da dieci con prezzi onestissimi! Veramente strepitosi i ravioli neri; e giuro, non mi pagano 🤫

Non ho altro da aggiungere. Have fun.


Interessi

A intervalli irregolari mi interesso e mi appassiono a differenti argomenti che studio e seguo in modo compulsivo e/o discontinuo. Molte sono cose che ho scoperto negli ultimi anni. Tra questi ci sono l'astronomia, la fisica, la ricerca spaziale, la storia, la storia della mia famiglia e chissà cos'altro entrerà in playlist! 

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