Cap 1 - La scelta: azione di riflesso vs azione riflessiva

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/ Riflessioni / Nonviolenza

⚠️ Questo post è parte di una collezione di articoli strettamente legati tra loro. È consigliata la lettura in sequenza partendo dall'inizio


Parlando di nonviolenza il rischio è quello di addentrarsi in una foresta molto fitta e vasta in cui è difficile orientarsi. Sono molte le accezioni per questo termine e molti sono i significati ad esso attribuiti; c’è confusione quando sentiamo parlare di nonviolenza, di resistenza passiva, di nonviolenza attiva, di pacifismo ecc.

Una formazione culturale cattolica potrebbe farci associare la nonviolenza al significato ultimo del “porgi l’altra guancia”; ricordando gli anni settanta potremmo immaginare i nonviolenti come gli hippies dei movimenti pacifisti che cantavano slogan tipo love and peace; altri invece potrebbero pensare alla nonviolenza come ad un pacifismo di tipo religioso, inerte di fronte all’ingiustizia. Per questo Gandhi utilizzava spesso il termine resistenza passiva per identificare l’Ahimsa (nonviolenza), il cui significato implica una sfumatura che indica “assenza di desiderio di nuocere, di uccidere”.

La storia ci fornisce molti studi e trattati che affrontano la nonviolenza in vari settori: dalle differenti tecniche della lotta nonviolenta proposte da Gene Sharp, alla parte più filosofica del pensiero di Gandhi. Non è questo che oggi ci interessa valutare poiché a tal proposito esistono già ottimi materiali. Ci interessa piuttosto affrontare l’argomento da un altro punto di vista: ci interessa riflettere, mettere lo sguardo su ciò che qui definiamo azione riflessiva piuttosto che sull’azione di riflesso.

Questo è quindi il primo punto su cui vale la pena soffermarci: cosa è un azione di riflesso? E cosa è un azione riflessiva? […]

L’azione di riflesso è quella che ci fa agire in modo meccanico di fronte ad uno stimolo. L’esempio più immediato è sicuramente quello legato alla risposta ad uno stimolo fisiologico (ho fame – mangio, ho freddo - mi copro ecc). Spesso ci troviamo a dare risposte di riflesso anche in altre occasioni della nostra quotidianità. Con la pubblicità martellante, per esempio, potremmo acquistare qualcosa senza sapere esattamente se quel prodotto è davvero il più adatto o meno alle nostre esigenze.
Un giovane studente potrebbe aderire ad una manifestazione senza avere la consapevolezza del perché scendere in piazza.
Anche stati d’animo molto intimi possono essere stimoli a fare cose di riflesso: “mi sento profondamente incapace o inadeguato e spendo il mio tempo a dimostrare al mondo quanto sono ribelle” e su quella base scelgo come vestirmi, quale ruolo adottare nella compagnia, come relazionarmi con gli altri, chi discriminare o chi farmi amico ecc.; quanti esempi può avere ognuno di noi? Magari diversi nei contenuti ma simili nell’essenza? […]

L’azione riflessiva è invece caratterizzata dalla comprensione di ciò che facciamo, mettendo lo sguardo su sè stessi; è l’atto che ci permette di valutare cosa si crede o non si crede, cosa si preferisce o cosa si vuole a partire da una piena coscienza di sé stessi. Provando a fare alcuni esempi: rifletto sul perché sono contrario a qualcosa, sull’opportunità della mia azione e solo dopo decido di scendere in piazza a manifestare; mi fermo a riflettere sul perché mi sento inadeguato e sul tipo di risposta che “meccanicamente” sorge valutando se effettivamente sia la più utile per ciò che davvero desidero.
L’azione riflessiva è, in ultima analisi, quella cosa che ci permette di scegliere attivamente quale posizione prendere di fronte alle situazioni, rendendoci partecipi e non passivi. Questo può essere visto anche come un primo passo verso la libertà. Come scriveva Giorgio Gaber in una sua famose canzone:

la libertà non è star sopra un albero e non è neanche avere un opinione; la libertà non è uno spazio libero… libertà è partecipazione.

È a partire da questa particolare attitudine riflessiva che ritengo conveniente affrontare i prossimi capitoli in modo tale che ognuno possa farsi una propria idea, scegliere quale posizione prendere e scegliere infine se adottare la nonviolenza come stile di vita. Perché di questo si tratta quando parliamo di nonviolenza: di una scelta.
Dobbiamo imparare a ragionare sempre con la nostra testa, questo ci interessa molto!


PS: questo post è parte di una collezione di articoli strettamente legati tra loro. Ne è consigliata la lettura in sequenza!

  • Intro

  • Cap. 1: L’azione riflessiva

  • Cap. 2: Cosa è la violenza

  • Cap. 3: Nonviolenza o pacifista

  • Cap. 4: La coerenza

  • Cap. 5: L’incoerenza

  • Cap. 6: La guarigione della sofferenza


Riflessioni

Penso troppo, questo è sicuro. A volte scrivo ciò che penso e raccolgo qui le ie idee: mi piacciono questioni filosofiche, psicologiche, sociologiche, questioni legate alla genitorialità, alla giustizia, alle scoperte ovvie di ogni giorno, al senso della vita e anche alla morte. Mi reputo un umanista e credo fortemente nella scienza; non ho alcun Dio di riferimento ma credo nella spritiualità profonda a cui, purtroppo, mi dedico troppo poco.

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