Garibaldi, l'estremo coerente

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Chiariamo subito una cosa: Il 2 giugno è la festa della Repubblica inerente al referendum del 1946 e nulla ci azzecca con Garibaldi. La data in cui scrivo il post è pura coincidenza. Mi sembra comunque adeguato approfondire questo personaggio — al quale sicuramente l'Italia deve molto — proprio in un giorno di festa nazionale.

Come sempre, per iniziare a scoprire qualcosa su un argomento, inizio dal mio eroe Alessandro Barbero (se non sai chi sia, prima vergognati poi vai ad ascoltare le sue conferenze). Condivido quindi un podcast in cui Barbero ci presenta questo controverso personaggio a partire da fatti.

Questo articolo non è altro che un riassunto di alcuni passaggi che il professore racconta; non ci sono interpretazioni o studi ulteriori da parte mia, se non qualche data. È un esercizio per me utile per memorizzare meglio le informazioni e avere una base per i futuri approfondimenti.

Posso dire però che Garibaldi ha improvvisamente scalato la lista dei personaggi che ammiro. Posso non condividere tante scelte, posso non condividere i modi e lo stile di vita, ma quando vedo un uomo di principi, rispettoso, coerente come è stato lui nei suoi 75 anni, beh, ecco che questi arriva facilmente ai primi posti della mia personalissima classifica.

Sarei stato Garibaldino, probabilmente.

👆 Mentre ascolti la conferenza, puoi usare la timeline che ho creato e che può forse aiutare a seguire meglio l'ordine degli eventi. Clicca e interagisci con la mappa per ingrandire e consultare. 👇

Giuseppe Garibaldi

Nasce in Francia nel 1807da famiglia genovese sotto l'impero di Napoleone Bonaparte. Aveva 5 fratelli. Venne registrato come Joseph Marie Garibaldi.

Su di lui vi sono giudizi contrastanti, allora come oggi. Alcuni siti web riportano notizie false e tendenziose e denigratorie, non basate su fatti e su cui non ci sono documenti che possano dimostrare le informazioni riportate. I fatti e i documenti ci raccontano una storia ben delineata, al di là dei giudizi.

La popolarità

Garibaldi era un uomo popolare, amato in Europa e anche in America. Una popolarità particolare che è difficile immaginare anche per le star di oggi.

Per dare un'idea di tale popolarità, si può rimandare all'evento del 1864 in cui Garibaldi sbarcò in Inghilterra al porto di Southhampton e in cui trovò una folla di cinquecentomila persone ad acclamarlo. Le autorità organizzarono per lui una battaglia navale dimostrativa; venne portato a Londra in un treno che batteva in testa bandiera italiana. A Londra, tanta era la folla, la carrozza impiegò sei ore per andare dalla stazione al palazzo del duca ospitante; la carrozza cadde in pezzi all'arrivo ma resse durante il tragitto, tanta era la pressione della folla.

Garibaldi was a leader of the Risorgimento, the movement for a united Italy on the Italian peninsula. He was considered a great general and, although unification had not been completed by 1864, he was regarded as one of the “fathers of the fatherland”.

In Inghilterra Garibaldi visita duchi e principesse ma non manca di andare ai sindacati e ai banchetti operai di cui si sente parte. La regina Vittoria, affatto contenta, dichiarò: "mi vergogno di governare una nazione capace di simili follie". Dal diario della regina si legge anche "onesto, disinteressato e coraggioso lo è di sicuro, ma è pur sempre un pericoloso rivoluzionario".

Anche la sinistra non si identificava con Garibaldi. Per Karl Marx, Garibaldi "è un ingenuo che si fa manovrare, non è una persona seria e le folle dimostrano di essere immature".

La destra conservatrice faceva opposizione a Garibaldi, vedendolo come un sovversivo rivoluzionario e un pirata.

Guardando ai fatti, si può tranquillamente asserire che Garibaldi è stato in realtà un "moderato" e proprio questo gli ha permesso di stare dove stava e fare ciò che ha fatto.

Comunque, indipendentemente dalla posizione o dallo schieramento politico, in coro tutti spendevano su di lui parole come "onesto, ammirevole, magnifico".

Un altro aneddoto che può aiutare a dare un'idea della popolarità dell'uomo: una sua figlia, prigioniera a Creta, scrive al padre. Lancia la lettera dalla sua finestra con scritto "per il generale Garibaldi" senza specificare indirizzo, città o altro. Sette giorni dopo la lettera venne recapitata a Caprera alla residenza del padre. Un'efficienza postale invidiabile!

La sua fama si posava su due aspetti: l'enorme ammirazione per l'idealismo da una parte e aspetti avventurosi e pittoreschi dall'altra.

Dettagli biografici strabilianti

È importante osservare il personaggio da un punto di vista anche statistico perché troviamo numeri incredibili.

Inizia la sua carriera come uomo di mare (1821) anche se ostacolato dal padre. Parte marinaio per diventare capitano di bastimenti a vela e portava navi tra la Turchia, Russia, Perù, Cina.

Vive a Costantinopoli per 2 anni e mezzo, facendo l'insegnante privato di italiano francese e matematica al figlio di una ricca signora.

Conosce inglese, italiano, francese, spagnolo e questo lo aiuta sicuramente negli affari. Trasporta e vende spaghetti in Brasile, Insegna matematica in Uruguay.

Si ferma un anno a New York e lavora in una fabbrica di candele (di proprietà di Antonio Meucci).

È stato arrestato nove volte: in Crimea (per schiamazzi notturni!), Russia, Francia, Argentina, Uruguay, Regno di Sardegna, Aspromonte, Roma, compresa una condanna a morte dalla magistratura piemontese.

Venne ferito in battaglia sei volte, due delle quali durante i quattro arrembaggi di pirati greci in acque turche.

È stato ufficiale di sei differenti eserciti: Repubblica di Rio Grande (Stato che non esiste più), Uruguay, generale del Governo Lombardo, generale della Repubblica romana, del Regno d'Italia, del Regno di Savoia e infine generale dell'esercito francese nella guerra Franco Prussiana.

È stato membro del parlamento in 5 paesi: Uruguay, Regno di Sardegna, Repubblica Romana, deputato del Regno di Italia e della Repubblica Francese.

Garibaldi e Anita - di Luigi De Servi (Lucca 1863-1945)

La moglie Anita, rivoluzionaria brasiliana, morì nel 1849. Era conosciuta come "l'eroina dei due mondi" e rimase sempre affianco al marito nelle sue battaglie. La sua scheda wikipedia

Cittadino del mondo

Garibaldi non è solo un patriota italiano (anche se lo è in maniera convinta) ma si sente cittadino del mondo e coinvolto nelle lotte per la libertà; non importano la nazione e la nazionalità.

I San Simoniani erano un gruppo francese di origine socialista che hanno sviluppato un movimento pacifista libertario, erano per la parità della donna, per il libero amore. Nel 1833, Garibaldi passa mesi in mare con loro e si convince che un vero uomo, per essere tale, deve sentirsi cittadino del mondo.

Un uomo che combatte per difendere la patria, è un soldato da rispettare. Se combatte in una guerra di aggressione, è un soldato da non rispettare. Ma che l'uomo il quale facendosi cosmopolita adotta l'umanità come patria e va ad offrire la spada e il sangue ad ogni popolo che lotto contro la tirannia, è più di un soldato, è un eroe,

Ha combattuto a lungo in Sudamerica ed è importante valutare i fatti di quel particolare contesto: è un continente in ebollizione, poco popolato, pieno di immigrati (molti italiani), appena uscito dal regime coloniale spagnolo e portoghese; i confini non sono chiari, i paesi sono nati nel disordine e nella guerriglia, ognuno dei quali combatte per la propria libertà e l'indipendenza.

Garibaldi ha sinceramente creduto che fossero guerre per la libertà e si è arruolato dove lo ritenne necessario. Era un esperto comandante di marina e con questo si guadagna fama e popolarità, ma mai lo fece per soldi. Fu comandante della flotta Uruguaiana contro gli argentini e al porto di Montevideo c'è una sua statua commemorativa.

La statua di Garibaldi a Montevideo Uruguay

Garibaldi è un corsaro, personaggio spesso confuso con il pirata: un corsaro è un comandante militare che ha l'autorità per attaccare navi di potenze nemiche, anche mercantili, per impadronirsi del loro carico, in un contesto di legalità in periodi di guerra.

Le sue fonti di reddito sono i commerci che prova a svolgere con candele e spaghetti. Ma nelle sue attività militari non prende soldi. Il dittatore argentino, durante gli scontri con i "selvaggi" dell'Uruguay, dette ordine di corrompere el gringo Garibaldi senza badare a spese, qualunque cifra pur di fermarlo. L'inviato tornò affranto: "ho usato tutto, ma è impossibile comprarlo, è un selvaggio dalla testa dura".

Le sue posizioni politiche

Che fosse repubblicano, non c'è bisogno di dirlo. Molte erano le sue posizioni inusuali rispetto all'epoca. Si identifica con i proletari, "la classe a cui ho l'onore di appartenere" diceva, e che ha sempre sostenuto:

  • abolizione della pena di morte

  • imposta progressiva sul reddito (ovvero una percentuale crescente sul reddito, cosa che non esisteva da nessuna parte; Cavour disse che era la porta per il comunismo)

  • istruzione obbligatoria gratuita e laica

  • allargamento del suffragio

  • abolizione titoli nobiliari

  • promozione dei sindacati

  • mutua assistenza

  • lavoro per tutti

A dispetto di chi lo riteneva un rivoluzionario, in merito diceva che "le rivoluzioni sono un cataclisma sociale che nessun di noi vorrebbe testimoniare". È un patriota italiano, ma ha ben chiaro che è pronto a combattere per l'Italia solo per guerre di liberazione e che se mai l'Italia dovesse invadere altre nazioni, lui combatterebbe contro l'Italia.

Era ostile ai colonialismi e propose un lega fra le nazioni per risolvere le controversie. Sosteneva che gli stati non avrebbero dovuto avere eserciti professionali ma solo milizie di liberi cittadini. In parlamento propose tagli a bilanci militare e in vecchiaia arrivò a prendere posizioni pacifiste.

Aveva una grande chiarezza di visione dei suoi principi: nella guerra civile americana, l'abolizione della schiavitù non era inizialmente una priorità chiara, anzi, non era proprio parte del programma. Ad un certo punto Lincoln invitò Garibaldi a prendere parte all'esercito del nord. Garibaldi chiese due rassicurazioni: che la guerra fosse per l'abolizione della schiavitù e di avere il controllo dell'esercito. Chiede al presidente dei proclami in merito. Quando vorrà abolire la schiavitù, allora verrò. (ndr — in quel periodo era in carcere dopo la battaglia di Aspromonte e il suo arruolamento nell'esercito americano avrebbe creato una situazione delicato a livello diplomatico).

Seppur Repubblicano convinto, già dal 1848 decise che la liberazione dell'Italia — da austriaci, il Papa, e Borboni — si poteva fare solo attraverso un paradosso: lavorare per i Savoia e l'esercito piemontese. Sempre da repubblicano, si mise al servizio del Re servendolo lealmente; era l'unico modo per fare la libertà d'Italia.

Io fui repubblicano, ma quando seppi che Carlo Alberto s'era fatto campione di'Italia, io ho giurato d'ubbidirlo e seguitare fedelmente la sua bandiera. Carlo Alberto sia dunque il nostro capo, il nostro simbolo

Giuseppe Garibaldi

Nel 59, dopo la deludente guida d di Carlo Alberto, quando stava per scoppiare la seconda guerra di indipendenza, il Re Vittorio Emanuele II era ben felice di poter comandare l'esercito in guerra. Cavour si dichiarò contrario ad avere al comando del Re ma Garibaldi invece prese posizione:

credo necessario che il re sia all testa dell'esercito e lasciar dire quali che lo trattano di incapacità. Ciò farà tacere le gelosie e le charle che disgraziatamente fanno uno degli attributi di noi italiani".

E ancora

La provvidenza fece dono all'Italia di Vittorio Emanuele. Ogni italiano deve rannodarsi a lui, accanto al Re galantuomo ogni gara deve sparire, ogni dissapore dissiparsi.

Data la situazione, vanno messi da parte i principi repubblicani e prendere atto che data la situazione non si può che avere il Re alla guida del piano nazionale.

E tutti gli altri?

Come lo hanno trattato i Savoia? Il quadro è molto meno edificante.

Già mentre era in Sudamerica a commerciare spaghetti, da fuggiasco condannato a morte, aveva tre barche battezzate Mazzini, Giovane Italia, Giovane Europa che inalberavano bandiera tricolore. Atti sovversivi per l'epoca. L'ambasciatore sabaudo di Sardegna Borgofranco, propose di affondare le barche in acque internazionali, "una piccola libertà che ci si può prendere in America".

La Regina Maria Adelaide nel 49 scrisse al marito, contraria ad avere Garibaldi dicendo "che razza di gente"; ma Garibaldi viene preso, fa comodo averlo, e se poi va a finire male, pazienza!

Nel 60 quando sbarca a Marsala, il Re Vittorio parlando con l'ambasciatore francese disse "sarebbe stata una grande disgrazia se gli incrociatori borbonici avessero catturato e impiccato Garibaldi, ma se la sarebbe cercata da sé; le cose si sarebbero semplificate e noi gli avremmo fatto un bel monumento".

Ma Cavour e il governo erano d'accordo sull'impresa dei mille? Cosa dicevano le carte di quei giorni convulsi? Dalle carte si scoprono cose sorprendenti di piani inesistenti e atti improvvisati. Nel caos sconvolgente dell'Italia, nella nascita del regno, nel subbuglio della annessioni, anche in Sicilia ci sono insurrezioni anti-borboniche, si viene a sapere che a Genova si stanno radunando volontari per andare in Sicilia comandati da Garibaldi.
Cavour si consulta col Re e non sanno che fare: gli impediamo di farlo? Ma come può un governo che ha preso la bandiera della liberazione d'Italia, arrestare i volontari? Non si può il governo cadrebbe. E allora stiamo a vedere cosa succede, magari viene fuori qualcosa di buono, magari qualcuno lo ammazza.

Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, conte di Cavour

Non vogliono però nemmeno fare la figura di quelli che lo hanno fatto partire, danno quindi ordine alla marina di arrestarlo; l'ordine viene però dato solo dopo che Garibaldi è salpato. Tra l'altro possono fermarlo solo se arriva in un porto del regno, ma in acque territoriali non devono toccarlo.

Garibaldi sbarca tranquillo e ignaro delle manovre del governo, in divisa da generale piemontese. Alla fine Garibaldi recluta 20 mila volontari e conquista la Sicilia che sta insorgendo, dicendo che attraverserà lo stretto per andare a prendere Napoli.

A Torino discutono, non sanno che fare: lasciarlo fare? Fermarlo?

Il Re Vittorio manda a Garibaldi una lettera ufficiale (probabilmente dettata da Cavour) in cui consiglia di rinunciare e non attraversare, smettere la guerra tra italiani e italiani. Il portalettere consegna a Garibaldi anche una seconda lettera privata del Re: "Caro Garibaldi, le ho scritto quel he ho scritto ma lei mi risponda che è pieno di devozione e reverenza, che vorrebbe seguire i suoi consigli, ma che i suoi doveri verso l'Italia non glielo permettono."

C'è un immenso entusiasmo internazionale che accompagna l'avanza di Garibaldi verso Napoli. Spasmodica attenzione dei media, c'è un'enorme partecipazione, volontari da tutte le parti di altri eserciti indiani, turchi, inglesi, francesi. Gli operai dell'arsenale di Glasgow e gli scaricatori del porto di Liverpool lavorano gratis per preparare casse di munizioni e medicinali per l'esercito di Garibaldi. Un parroco inglese compone un inno per chiedere a Dio la protezione a Garibaldi. Alla corte di Russia tutti fanno il tifo.

Arriva a Napoli in treno, molto facilmente. Il sindaco lo accoglie acclamandolo. Pur non essendo particolarmente religioso praticante, sa che in quel contesto è importante assecondare e accettare di visitare la stata di San Gennaro, il cui sangue, naturalmente, si liquefà.

Garibaldi si trova dittatore delle due Sicilie e deve decidere cosa fare, per due mesi, con pieni poteri. Non si assegna uno stipendio e non prende un soldo e prende decisioni contraddittorie: crea un sussidio di disoccupazione, si circonda di gente poco chiara come il ministro degli interni (Don Liborio Romano) è un camorrista. La sua dittatura provoca grande preoccupazione e a Torino cresce il timore di avere una rivoluzione di anarchici e comunisti nell'Italia del sud. Garibaldi per loro non è capace di amministrare.

Cavour scrive che Garibaldi si era circondato di mazziniani e repubblicani della peggior razza. "Se persevera, deve essere ristabilito l'ordine anche a costo di doverli buttare tutti i garibaldini a mare". Re Vittorio decide di marciare su Napoli per prendere in mano la situazione "e ridurre alla ragione Garibaldi e per gettare in mare quel nido di repubblicani rossi e di socialisti demagoghi che si è formato attorno a lui". Vittorio non è da meno, parla di sterminio fino all'ultimo.

Garibaldi, di nuovo ignaro, quando vede il re sbarcare a Napoli, gli va incontro festante e gli regala l'Italia meridionale, lo porta a Napoli dai nuovi sudditi e lo presenta.

Finito tutto questo torna a Caprera a fare il contadino e nel tempo il retroscena viene fuori. Ci rimane malissimo.

Nel frattempo è eletto in parlamento scegliendo Napoli. Si presenta in parlamento, col poncho, prende la parola e senza mezzi termini dice:

Ho sentito dire che mentre noi liberavamo l'Italia per regalarla al Re, qui si radunavano le truppe per combatterci. Lei, Cavour, preparava una guerra fratricida.

Cavour sbottò, grandi litigate in parlamento fino a ritrovare la calma. A quel punto Garibaldi, ancora al podio, riprende la parola puntualizzando nuovamente:

Stavate progettando una guerra fratricida.

1862: Aspromonte

l'Italia è fatta ma manca Roma. I patriotti sono convinti che senza Roma, l'Italia non è completa. Ci vuole poco, come con i mille; lo Stato Pontificio è fradicio, è in crollo. Garibaldi raduna volontari, si arma, è pronto a partire e nuovamente le autorità, non sanno bene cosa fare. La polizia non riceve ordine di fermarlo. Cavour è morto l'anno prima; il Re e il governo Rattazzi per un po' stanno a vedere ma poi si rendono conto che una mossa del genere non se lo possono permettere: il Papa e tutta Roma è protetta dalla Francia di Napoleone III, una potenza in quel momento che non si può sfidare. Rimane solo da fermare Garibaldi e per questo compito viene incaricato il generale Cialdini.

Cialdini è un anti garibaldino, hanno litigato varie volte in parlamento; in parlamento si insultarono in occasione degli screzi con Cavour, fino ad arrivare a sfidarsi in duello (che non si svolse perché venne fermato dal parlamento stesso).

Il 29 agosto del 1862, Cialdini affronta Garibaldi in quella che è ben conosciuta come la Giornata dell'Aspromonte. Su questa battaglia ci sono resoconti molto contrastanti. I documenti ufficiali ci parlano di una rapida sparatoria — 10 minuti — con 12 morti e 44 feriti, seguito da un comunicato di Cialdini: "dopo un lungo e disperato combattimento ha sconfitto i sovversivi".

Garibaldi è ferito 2 volte; questo fa pensare che fosse un bersaglio primario. Ma non muore; lo arrestano e lo spediscono in fortezza. Cialdini fa fucilare sul posto molti garibaldini, militari dell'esercito italiano che hanno disertato per unirsi a Garibaldi. Il governo distribuisce 76 medaglie al valore ai soldati di Cialdini.

A questo punto, che fare con Garibaldi? Ne parlano moltissimo, non sanno se processarlo o meno, ma sicuramente non poteva essere un processo a porte aperte. Scelsero infine un tribunale militare, a porte chiuse. Garibaldi aveva amici in politica, e la cosa emerse.

Il Re — di nuovo — prima della missione, aveva inviato lettere personali a Garibaldi in cui appoggiava l'azione; in un processo queste sarebbe saltate fuori e lo scandalo non sarebbe più stato gestibile. Il governo decise quindi per una amnistia, colpo si spugna, Garibaldi liberato.

L'incontro tra Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II, a Teano (Caserta): affresco del 1886 realizzato nella sala del Palazzo Pubblico di Siena da Pietro Aldi.

Nel 1866 Garibaldi partecipa a Custoza a quella che fu la battaglia di inizio della terza guerra di indipendenza. Cialdini fu uno dei principali responsabili della catastrofe di Custoza. Al contrario, Garibaldi fu l'unico a vincere una battaglia di Bezzecca e mentre si organizzava per la conquista di Trento venne fermato dalla notizia dell'ormai prossimo armistizio tra Italia e Austria, giunta quel giorno assieme all'ordine del generale La Marmora di sgomberare il Trentino entro 24 ore. Allora Garibaldi impugnò la penna e, in risposta, scrisse la famosa frase: "Ho ricevuto il dispaccio n. 1073. Obbedisco."

In vecchiaia

Nel 1870 c'è la guerra Franco Prussiana. La Prussia dichiara guerra e sconfigge l'esercito di Napoleone III, l'uomo che di fatto ha impedito a Garibaldi di conquistare Roma; è a tutti gli effetti un avversario. Ma quando si tratta ormai di una repubblica e di una guerra per la libertà, Garibaldi ormai più che sessantenne, artritico, fatica a cavalcare, si sposta in carrozza, decide di combattere per i francesi. I francesi, disperati, lo accettano e gli danno un comando. Combatte contro i prussiani, un'armata potente che sta stravincendo. A differenza del resto dell'esercito francese, Garibaldi se la cava e difende Vigione riuscendo addirittura a catturare una bandiera Prussiana, l'unica bandiera persa dai prussiani in tutta la guerra.

A seguito del successo sul campo, sull'onda dell'entusiasmo, i francesi decidono di eleggere Garibaldi in parlamento. Un italiano repubblicano come deputato al parlamento della Repubblica Francese non è cosa che si veda tutti i giorni. Infatti questa scelta è assai impopolare nella maggioranza conservatrice clericale contraria ad ogni posizione garibaldina, vuole invalidare l'elezione. Nascono in parlamento forti bagarre. D'altro canto Garibaldi è l'unico che non si è fatto sconfiggere, l'unico che ha vinto una battaglia, l'unico ad aver catturato una bandiera. Di fronte alle bagarre, Garibaldi se ne va indignato, difeso a gran voce da Victor Hugo che dice "Vergognatevi, Garibaldi è l'unico generale francese che non è stato battuto in questa guerra".

Torna a Caprera e vive una lunga e tranquilla vecchiaia

La principessa Vicky, primogenita della regina Vittoria del Regno Unito, prossima imperatrice di Germania, non esattamente una simpatizzante garibaldina, scrive alla madre:

Così il povero vecchio Garibaldi è morto alla fine. A dispetto di tutte le ridicole mistificazioni, di tutti gli equivoci a cui il suo nome è associato, era un eroe e un patriota e la sua patria gli deve molto. Io non sono mai stata capace di reprimere un certo grado di ammirazione e di simpatia per lui

Un riconoscimento minimo che anche in Italia, oggi, dovremmo sforzarci di conservare.


Interessi

A intervalli irregolari mi interesso e mi appassiono a differenti argomenti che studio e seguo in modo compulsivo e/o discontinuo. Molte sono cose che ho scoperto negli ultimi anni. Tra questi ci sono l'astronomia, la fisica, la ricerca spaziale, la storia, la storia della mia famiglia e chissà cos'altro entrerà in playlist! 

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