Parliamo di nonviolenza
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Un blog non è la piattaforma adeguata per il progetto che ho in mente: convertire un seminario per studenti in un libro. Lo sto facendo da tempo e non arrivo mai in fondo per vari motivi: non sono bravo a scrivere, non ho esperienza nella scrittura di libri, non sono mai soddisfatto e ciò che scrivo mi sembra tremendamente banale. Tutto questo mi inibisce e crea resistenze che fanno rimandare e rimandare ancora.
Poi leggo i giornali, le affermazioni di chi ha responsabilità etiche, le discussioni su Facebook, le notizie su twitter.
We Will Degrade and Ultimately Destroy
Li guardo e non passa giorno in cui non mi indigni profondamente, in cui non senta una crescente tristezza per ciò che accade nel mondo, per come vanno avanti le cose socialmente e politicamente, per le difficoltà di relazioni che vedo tra amici, colleghi e conoscenti. Quindi, giusto o sbagliato che sia il contenuto, adeguato o meno che sia la piattaforma di pubblicazione, credo che sia arrivato il momento di pubblicare questo lavoro.
Male non potrà fare
Volendo fare un libro e non avendo esperienza in merito, l’ho progettato copiando il modo in cui sono fatti il 99% dei libri: strutturandolo in capitoli. Un blog è una piattaforma di pubblicazione di articoli. Le due forme non vanno d'accordo! Reputo che una struttura ad articoli non sia adeguata. I capitoli sono legati tra loro da una copertina ed un titolo e non sono articoli che possono vivere di vita propria.
Volendo andare oltre a questa dilemma, ho deciso che pubblicherò un post per ogni capitolo, cercando di far comprendere, a chi si avvicina, che non potrà considerare un articolo “esaustivo” senza leggere l’articolo precedente o successivo (che probabilmente non ci sarà ancora!).
Questo primo articolo è solo la prefazione di qualcosa che non c’è ancora, e la prefazione del nulla non ha molto senso di esistere! Un senso lo troverà solo portando a termine il lavoro, cosa che mi impegno a fare.
Prefazione
Operando per diversi anni come volontario in ambiti studenteschi (licei, istituti superiori e università in Italia, Romania e Senegal) e facendo un lavoro personale di formazione e sensibilizzazione per una nuova coscienza sociale, è nata la necessità di approfondire il tema della nonviolenza che spesso affiorava durante assemblee, autogestioni, eventi, ecc. Grazie al prezioso contributo di alcuni amici con i quali ho condiviso queste esperienze, ho intrapreso uno studio di questo argomento che risultava poco conosciuto e molto articolato.
Questo studio non vuole dare risposte precotte; al contrario vuole essere uno spunto di riflessione per la ricerca delle proprie risposte. Non è stato concepito come una conferenza o come esposizione di una monografia; nasce più come traccia per un eventuale incontro, una chiacchierata tra amici, una riflessione condivisa, uno scambio alla pari per dare risalto alle esperienze e le riflessioni di ogni singolo partecipante. Per questo troverete spesso la terza persona plurale come forma di scrittura: rappresenta il confronto costante in cui provare a diminuire l’ingombro del proprio “io” in favore di un ampliamento del “noi”.
Il contenuto è pensato affinché possa essere riprodotto da chiunque, in qualunque contesto. Ciò nonostante l’efficacia della discussione è fortemente legata alla dimestichezza che il relatore ha con l’argomento. È improbabile che una persona che non abbia fatto uno studio previo e una approfondita riflessione personale sul tema, possa apportare lucidamente la propria esperienza e aiutare altri a fare altrettanto; è una condizione in cui potrebbe nascere una sterile discussione dogmatica priva della caratteristica principale di questo lavoro: l’atto riflessivo personale.
Nell’ottica di uno sviluppo leggero, alcuni argomenti vengono solo accennati. Sono quindi presenti nel testo riferimenti ad altri capitoli o documenti che possono aiutare l’approfondimento di quei punti in un momento successivo.
Ho intrapreso il lavoro ispirandomi ad elementi studiati nell’arco degli ultimi vent’anni del’Umanesimo Universalista e tratti da testi dello scrittore argentino Mario Luis Rodriguez Cobos (Silo), filosofo contemporaneo che ha sviluppato, tra le tante cose, un’interpretazione storica dell’umanesimo.
Suggerimenti
La forma da me preferita, sulla base dell’esperienza acquisita, è quella “dell’incontro di studio”, una situazione circolare in cui tutti i partecipanti sono attivi e in cui le gerarchie non contano. Mi è capitato di presentare lo stesso testo anche sotto forma di conferenza, ovvero come relatore davanti ad una platea e relative domande finali a cui rispondere. Il risultato fu comunque interessante e positivo. Non esiste, quindi, un modo “migliore” o “peggiore” di affrontare l’argomento. È importante riuscire a capire quale sia la forma più adeguata, sia per il relatore che al contesto in cui il lavoro verrà svolto.
Se la conferenza spesso si limita alla lettura del testo, richiedendo circa un’ora di tempo, l’incontro di studio è stato strutturato per essere svolto generalmente con circa 15/20 persone, per una durata complessiva di tre ore. Questo tempo comprende interscambi, una pausa caffè e una parte finale di presentazione di azione sociale esemplare nonviolenta di cui parleremo nell’ultimo capitolo.
Nelle ore/giorni successive all’incontro, a partire da quanto emerso dal lavoro svolto, i partecipanti potranno sviluppare idee di azioni nonviolente, redigere documenti e continuare ad immaginare come applicarle.
Quando è stato possibile, ho utilizzato il video documentario “Cosa è la Nonviolenza attiva” disponibile liberamente su youtube (al momento solo in inglese purtroppo e che ho allegato alla fine di questo articolo). In alternativa, è possibile utilizzare i paragrafi di approfondimento sui personaggi storici legati alla nonviolenza: Tolstoj, M.L.King, Gandhi.
In alcuni punti del testo si trova il simbolo […]. Con questo si vuole suggerire una pausa, un momento di riflessione che possa essere affrontato in maniera differente, in base alla situazione. Ad esempio: in una conferenza potrebbe trattarsi di un pausa un po’ più accentuata della lettura/esposizione e che lasci quindi il tempo alla platea di riflettere su quanto detto; in un incontro potrebbe essere un momento di breve discussione; in una formazione pedagogica potrebbe essere un momento in cui ognuno scrive le proprie riflessioni per poi discuterle con gli altri partecipanti.
Certamente, i punti segnalati sono solo indicativi e possono variare in base alla sensibilità di ogni relatore.
⚠️ Questo post è parte di una collezione di articoli strettamente legati tra loro. Ne è consigliata la lettura in sequenza!
Intro
Cap. 2: Cosa è la violenza
Cap. 3: Nonviolenza o pacifista
Cap. 4: La coerenza
Cap. 5: L’incoerenza
Cap. 6: La guarigione della sofferenza